3829 recensioni a vostra disposizione!
   

BASIC INSTINCT Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 13 maggio 1992
 
di Paul Verhoeven, con Michael Douglas, Sharon Stone, Jeanne Tripplehorn (Stati Uniti, 1992)
 
NC-17: è la formula alla base del film che ha scandalizzatto la parte di americani che non ha meglio da fare. Significa "No Children under 17", e sembra fatta apposta per prendere in giro critici e cineasti.

I critici (e magari anche i socio-psicologi) dissertano da sempre sull'impossibilità per gli americani di affrontare a viso aperto questioni crude come la sessualità o la violenza: per loro, NC-17 è una questione d'impotenza espressiva, di moralismo, di bigotteria; del mitico melting-pot che, con le diverse suscettibilità etniche e religiose da rispettare rende impossibile al cinema USA affrontare di petto certi temi che ben conosciamo.

Per i registi, ed i produttori, NC-17 è però qualcosa di assai più banale. E probabilmente determinante ai fini di molti giudizi: significa ottenere dalla Commissione di censura un certificato che si situa tra l'X e l'R (film per tutti, purché accompagnati). L'X è il fallimento assicurato: le stragrande maggioranza delle sale rifiuta di proiettare il film, pena l'annullo dei contratti di locazione, i giornali negano le loro pagine alla promozione, le catene di distribuzione video non osano esporre tale ludibrio nei loro scaffali.

Esclusa quindi anche la semplice eventualità di una X, BASIC INSTINCT è passato davanti alla Commissione di censura nove (...) volte: un NC-17 avrebbe significato per il film essere programmato in non più di 200, 300 sale. Una R apre le porte di circa 1'800 sale: e BASIC INSTINCT è costato più di 40 milioni di dollari...

Non c'è che un mezzo perché un regista ed un produttore possano conservare negli USA il diritto al montaggio finale, perché non si vedano espropriati del proprio lavoro: ottenere un certificato R.

Se un film americano non sarà mai un prodotto spregiudicato nel senso promesso dalla promozione di BASIC INSTINCT, è anche per quel tipo di blocco mentale che una situazione del genere provoca in chi sta dietro, e danti alla macchina da presa. Ma non è una scusa, anzi: tutto il cinema americano, quello più grande degli anni 30 o 40 è nato lottando contro questo, ed altri generi di coercizione: la struttura, ma anche la trascendenza, la poesia dei capolavori di quegli anni nascono dallo sforzo che deve compiere l'artista per prendersi gioco, per ingannare chi detiene il potere.

Detto questo, BASIC INSTINCT non è un film mal fatto, e nemmeno castrato (più erotico dello sdilinguato NOVE SETTIMANE E MEZZO, più teso di certe presunte hitchcockate in circolazione): persino i suoi inseguimenti automobilistici conservano un minimo di originalità. Più che le scene largamente reclamizzate, sono i rapporti fra i personaggi a dettare le tensioni. Rapporti sadomasochistici, giocati sugli sguardi, sugli atteggiamenti, che Paul Verhoeven sa cogliere senza un attimo d'indugio nelle sue due splendide, glamourosissime dark-ladies Sharon Stone e Jeanne Tripplehorn (sui tripli attributi della quale già circolano apprezzamenti di vario gusto).

Non un film di quelli che riescono a sopire i sofismi festivalieri di Cannes, ma un thriller destinato a sfondare nelle sale.


   Il film in Internet (Google)

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda